Parco San Felice
















Vi starete chiedendo dove siamo. A Foggia,  naturalmente, e precisamente a Parco San Felice. Un tempo bellissima zona verde dove giocare, stendersi a prendere il sole, girare in bicicletta. I ragazzi mandano all'aria il pallone. I bimbi si intrattengono nel parco giochi con le giostrine insieme ai loro genitori. Quando i miei figli erano ragazzini li portavo spesso d'estate a Parco San Felice, per poterli far stare all'aperto in un luogo sicuro, e li facevo giocare sull'erba fino a sera. Adesso anche questa rara oasi di verde, nel deserto di cemento che Foggia sta diventando, è ormai deturpata e distrutta da vandali che osano farsi chiamare ancora cittadini. La costruzione che si vede bene nel filmato realizzato da Tonio Sereno per la scenografia teatrale, era stata destinata in origine a mostre, eventi culturali, tavole rotonde, convegni, incontri di associazioni. Non si sa perché non è quasi mai stata utilizzata per la sua destinazione propria, e nemmeno custodita, evidentemente, come avrebbe dovuto esserlo. Difatti, lasciata aperta in tutte le stagioni dell'anno, e accessibile a chiunque, è diventata una discarica-latrina a cielo aperto. Un luogo dove probabilmente i tossici della città vanno a farsi, portando lì dentro l'intera vergogna di una città allo sbando e in piena anarchia. Fanno bene le associazioni culturali a richiamare l'attenzione delle istituzioni su questi luoghi dell'abbandono civico. Ma mi chiedo dove siano tutti quelli che fanno a gara sotto elezioni, e che poi spariscono del tutto nell'anonimato delle loro insignificanti esistenze quando, sul campo, dovrebbero direttamente dimostrare le loro tanto sbandierate capacità politico-amministrative. La realtà ci parla invece di tutt'altro. Di un pericoloso vuoto di potere che, a livello locale, testimonia l'assenza istituzionale di un intero paese che ha perso la direzione e non sa proprio nell'immediato dove ancora andare. Ricominciamo dal basso, dal poco, per ricostruire un'idea di cittadinanza attiva e condivisa che dia a tutti la consapevolezza di appartenere ad una collettività che ha smarrito la sua identità comunitaria. Un bene comune appartiene a tutti. Mentre ci si comporta come se fosse terra di nessuno. Prendiamoci cura della nostra città. A partire dalle nostre case, dai luoghi nei quali viviamo e lavoriamo quotidianamente. Cominciamo ad amare ed apprezzare la bellezza in tutte le sue forme. Piuttosto che lasciare spazio al brutto dello squallore urbano. Ricordando che quello che abbiamo fuori di noi è lo specchio esatto della nostra interiorità. E che uomini e cittadini sporchi e sciatti, hanno lo stesso lerciume morale dentro le loro coscienze intorpidite. 

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