Piste ciclabili


Un’altra delle contraddizioni apparentemente irresolubili di Foggia sono le piste ciclabili. Chilometri di strade che come un filo rosso attraversano la città, da Viale Europa fino a Parco San Felice, snodandosi per brevi percorsi alternativi, e prolungandosi verso l’Incoronata nella doppia direzione oltre Via Gandhi e al termine del percorso di Viale Europa. Costruite anni fa per emulare le civilissime città di Monaco, Trento e Bologna, nel giro di poco tempo sono cadute nel dimenticatoio generale. Fino al punto che oggi regna sovrano l’abbandono su quella striscia di asfalto dove dovrebbero, in linea di massima, circolare solo mezzi ciclabili, con buona pace di auto, pedoni e animalisti (che tra le altre cose sono i più agguerriti a difendere i loro spazi, popolati da bestie che solo loro hanno il coraggio di definire “domestiche”). La sintesi definitiva di questa parodia dell’assurdo l’ho personalmente constatata in questi primi giorni di settembre, quando ho ripreso la bicicletta per farmi un giro della città dopo le mie vacanze agostane. Nulla, di fatto, è cambiato. Il tratto di Viale Europa è completamente dissestato per l’emergere delle radici degli alberi. Chissà da quanto tempo non viene sistemato. Probabilmente dalla data della sua prima posa in opera. La percorrenza che viaggia in prossimità della Chiesa del Carmine nuovo è inagibile per via delle auto che sostano sistematicamente sul tratto ciclabile. E la stessa medesima cosa accade per il prosieguo della pista verso Parco San Felice. Mi chiedo come mai, a questo punto, si facciano così tante multe agli automobilisti che non parcheggiano regolarmente sulle strisce blu, mentre nessuno osa multare le macchine in perenne divieto di sosta sulla ciclabile. L’assurdo l’ho però potuto provare due giorni fa, quando ho deciso di andare a vedere come stessero le cose sul tratto dell’antica mena delle pecore, sul prosieguo di Via Gandhi. Insomma al termine del primo tratto di strada percorribile si può apprezzare una discarica a cielo aperto, che fino a qualche mese fa non esisteva (in foto). Con aggravio ulteriore delle condizioni della ciclabile, già da tempo abbandonata a se stessa, dopo la sontuosa inaugurazione che l’allora Sindaco di Foggia Orazio Ciliberti le dedicò solo qualche anno fa. Come se non bastasse, i più avventurosi che si sono azzardati oltre il tratto asfaltato mi riferiscono che il tratturo prosegue oltre fino ad un fiumiciattolo, attraversabile solo a piedi. Tutto questo se si vuole raggiungere il santuario dell’Incoronata sul tratto che viene definito ancora pista ciclabile, pur non essendo tale di fatto. Voglio ricordare all’attuale Sindaco Gianni Mongelli che le piste ciclabili sono, nella maggior parte delle città italiane ed europee, sintomo di civiltà e di benessere del cittadino che decidesse di fare a meno della macchina, oggi divenuta davvero un mezzo di trasporto molto costoso, per l’aumento del carburante dovuto alle accise imposte dal governo Monti. Ogni città che si rispetti ha perciò la sua pista ciclabile che l’attraversa come una strada parallela da un capo all’altro, permettendo ai ciclisti una tranquilla percorrenza ecologica ed economica del proprio centro abitato. La mancata cura di questa porzione di strada, già per giunta esistente a Foggia, si risolve in un ulteriore dispendio economico per le tasche dei suoi cittadini, e costituisce sempre e comunque una diminutio di civiltà e di possibilità per rendere migliore, o per non far ulteriormente peggiorare, la situazione di un centro urbano che ha già i suoi troppi nodi da sciogliere. Sono anni che predico questa situazione. Ma la mia è solo la classica vox clamans in deserto. Eppure abbiamo anche un’associazione come quella dei Cicloamici, che a Foggia rappresenta un numero cospicuo di amanti della bici. Spesso, quando partecipavo attivamente alle domeniche del Gadd, ho tentato più volte di proporre una domenica in bicicletta sulla pista ciclabile di Foggia, senza tuttavia mai riuscire nel mio intento. Non dimentichiamo che una città vivibile è anche una città dove gli spazi vengono creati, custoditi e protetti per il benessere di tutti i cittadini. Edificare e poi abbandonare non ha molto senso. Le opere vanno curate sempre. Mi rendo conto che Foggia può ambire a diventare, se non lo è già, città delle opere incompiute e degli amministratori inconcludenti. Ma così non si arriva da nessuna parte, è chiaro.

Commenti

Post più popolari