Garibaldi una vita a Caprera
Nativo
di Campo di Giove, un piccolo e ridente centro turistico dell’Abruzzo montano,
alle pendici della Maiella, in provincia dell’Aquila, Giovanni Presutti ha poi
vissuto a La Maddalena. In Marina militare per quarant’anni, ma sempre uomo di
lettere, Presutti si è dedicato all’attività di giornalista e scrittore,
regalandoci alcune perle della sua produzione, che mai dimentica il paese
natale. Tra queste ricordo con grande piacere, anche per il fatto che la sto
leggendo in questi giorni, la pubblicazione dal titolo Sapore di Casa, che
parla proprio della storia di Campo di Giove sin dai tempi dell’infanzia memore
del nostro autore. Altri scritti editi del Presutti sono Il Brigante Primiano,
sulla storia del brigantaggio in terra abruzzese; Raus, che racconta le vicende
dei campogiovesi all’epoca dei fatti della seconda guerra mondiale, quando la
linea di suddivisione naturale dei monti della Maiella segnava il confine tra
Tedeschi e alleati, attraverso la nota linea Gustav; e l’ultima pubblicazione
su Campo di Giove, che descrive la storia delle antiche famiglie nobili, che
hanno segnato le tappe evolutive più importanti del luogo, accompagnandolo a
diventare, da paese a vocazione agricolo-pastorale, un sito di interesse
turistico e un luogo di vacanza estiva e di sport invernali per gli
appassionati del settore. Altra ultima fatica dello scrittore è la
pubblicazione del libro Garibaldi una vita a Caprera, in cui l’autore,
appassionato cultore di storia locale e raccoglitore di aneddoti curiosi sui
personaggi di cui narra, racconta come l’eroe dei due mondi abbia ritrovato
sempre il suo luogo di pace sull’isola di Caprera, che venne poi acquistata
completamente per sé e per la sua famiglia in tempi successivi da un nobile
inglese, che deteneva inizialmente il possesso di una sua metà territoriale.
Garibaldi giunge a Caprera già vedovo della prima moglie Anita, ferita in
battaglia per seguire il marito. Dopo un breve periodo iniziale, nel quale pare
che Caprera fiorisse sotto l’amministrazione Garibaldi, l’eroe commette
l’errore di sposare una nobildonna, chiedendo, solo un’ora dopo le avvenute
nozze, lo scioglimento del vincolo. Era stata infatti recapitata una lettera
anonima al Garibaldi sulle dissolutezze della signorina Giuseppina Raimondi, la
quale pareva fosse anche già in attesa di un figlio da uno dei suoi amanti.
L’eroe finisce così per rimanere completamente solo e si innamora di una serva
che gli darà altri tre figli. Proverbiale è, però, l’avarizia della donna che,
gelosa del suo compagno (lo avrebbe sposato solo molto tardi dopo
l’annullamento delle sue nozze con la Raimondi), avrebbe allontanato da Caprera
tutti gli amici e gli affetti, nonché la servitù, che da sempre avevano animato
l’isola e che l’avevano resa prospera. Facendogli attorno terra bruciata, Francesca
Armosino rimase, fino alla fine dei suoi giorni, l’ultima moglie di Garibaldi.
Un aneddoto racconta che, pur di non sporcare le tovaglie, e di non consumarle,
facesse mangiare il marito su una tavola apparecchiata con i giornali
quotidiani. L’epilogo di Caprera è giunto al culmine e si compie con la morte
dell’eroe, oggi sepolto nel cimitero della famiglia Garibaldi proprio lì, nell’isola
che l’eroe aveva tanto amato come nido e rifugio per se stesso e per tutti i
suoi cari.
(articolo pubblicato su Gazzettaweb)
(articolo pubblicato su Gazzettaweb)
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