Petali di Rose
Petali di Rose è il titolo del romanzo storico di Antonio Caradonio, pubblicato a Bari nel 2013, per i tipi di Mario Adda Editore. Caradonio, pediatra di professione, ma con una grande passione per la storia, racconta la vita dell’eroina Rose Montmasson, protagonista delle vicende italiane dell’unificazione, ed unica partecipante, del gentil sesso, alla spedizione garibaldina dei Mille. Rose, nata nel 1823 in Savoia, terra italiana ma di lingua francese, sposò a Malta con cerimonia segreta il mazziniano Francesco Crispi, che l’avrebbe successivamente ripudiata per sposare un’altra donna, dalla quale aveva avuto, nel frattempo, una figlia.
Crispi
fu Ministro dell’Interno dal 1876, quando si avvicendò al potere la sinistra
storica di Agostino Depretis, dopo l’Unità d’Italia, ma fu costretto a
dimettersi per le accuse di bigamia, che rischiavano di distruggere la sua
carriera politica. Più tardi, tornò al governo nel 1887, e attuò una politica
repressiva contro i socialisti; impose forti dazi doganali; manifestò
apertamente la propria preferenza per il ceto borghese, piuttosto che per
quello dei lavoratori; dichiarò che la destra fosse troppo permissiva con gli
stranieri; intraprese una politica coloniale che terminò con la sconfitta italiana
ad Adua, in Abissinia, determinando anche la sua definitiva uscita dalla scena
politica. Il suo trasformismo colpì Rose, che notò il repentino passaggio
dell’uomo di potere da posizioni mazziniane, anti papali e repubblicane, ad
atteggiamenti apertamente filomonarchici, a sostegno delle idee di quel Garibaldi deluso, che aveva infine accettato
la monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II, pur di concedere
all'Italia l'unità tanto sognata, avvicinandosi, a sua volta, ai
programmi diplomatici dello stesso piemontese Cavour.
Quando
fu ripudiata, Rose Montmasson, che possedeva il certificato di quel matrimonio,
che Francesco Crispi dichiarava non avvenuto, non mostrò mai il documento che avrebbe
potuto incastrarlo, riferendo, nel suo diario, che solo il rispetto per le
istituzioni del suo amato paese la trattennero dal fare quello che,
probabilmente, ogni donna avrebbe fatto al suo posto. Lei, che era soltanto
un’umile stiratrice, non poteva ormai rappresentare il genere di moglie che un
uomo di potere può desiderare di avere al proprio fianco. Francesco Crispi
l’aveva incontrata a Marsiglia in una pensione, all’epoca in cui fervevano in
tutti gli ideali patriottici e la passione per la libertà. Ma era giunto il
momento di farsi da parte. E Rose seppe assecondare il destino, per il bene di
quel Paese che aveva tanto voluto libero e fiero.
Il
ritratto che il Caradonio dipinge di questa giovane mazziniana, che si trovò a
combattere per l’unità italiana tra i Mille garibaldini, è quello di un’abile
stratega, oltre che di donna nobile e generosa, capace di anteporre l’amor di
patria alle sue personalissime vicende sentimentali.
Non
si può dire lo stesso per la figura umana e politica del Crispi, che ne esce
piuttosto compromessa, e segnata da quel trasformismo politico, tanto inviso a
Salvemini, che lo critica aspramente nella figura di Giovanni Giolitti, come
una pessima abitudine politica di quei tempi. L’uomo vile appare così anche
meschino nei suoi rapporti personali, capace di essere un buon emulatore del
peggior Bismarck. Non quello della politica dell’equilibrio e del concerto
europeo, quanto piuttosto quello delle annessioni territoriali e della
militarizzazione della Germania, che si costituisce nel primo Reich.
La
ricostruzione
storica degli eventi è romanzata a partire dal ritrovamento del
diario, e delle lettere, di Rose, presso la biblioteca dell’Università
di
Oxford, da parte di alcuni giovani ricercatori, tra i quali l’italiana
Simonetta Tassi.
La lettura del diario (che non è un documento storico realmente
esistente, ma un'invenzione letteraria dell'autore) permetterà agli
studenti di Cambridge di lavorare ad una
ricerca, in grado di mettere insieme tutti i tasselli mancanti delle
vicende
risorgimentali, fino a riannodarli facendoli convergere nel Patto di
Londra. La
Prima Guerra Mondiale diventa così, nel rispetto degli attuali
orientamenti
della interpretazione storiografica, una quarta guerra di Indipendenza,
nella
quale gli italiani combattono a fianco di Inglesi e Francesi, con le
forze
della Triplice Intesa, per ottenere i territori
di Trento e Trieste, non ancora liberate dal giogo degli Austriaci. Gli
Italiani, difatti, che avevano firmato un patto di difesa con Austria e
Germania, nella Triplice Alleanza, si sentirono liberi dall’obbligo di
intervenire, dal momento che la prima ad attaccare fu proprio l’Austria,
dopo
il suo ultimatum respinto dai Serbi. L’Italia, perciò, non tradiva, e si
ribellava, così, al proprio aguzzino, che la teneva sottomessa.
Insieme
alla figura di Rose Montmasson, vengono richiamate, nel libro, anche quelle di
Anita Garibaldi, prima moglie dell’eroe dei due mondi; e di Sara Levi Nathan,
altra donna risorgimentale di orientamento politico mazziniano, e grande amica
dello stesso Giuseppe Mazzini, e sostenitrice del suo Partito d’Azione, e dei
progetti politici della Giovane Italia e della Giovane Europa.
Un’altra
figura di spicco è quella del povero Peter, simbolo di tutti i giovani che
hanno dato la vita per la patria, cominciando dalla partecipazione e dal
sostegno alla Penny Subscription, fino alle vicende armate dei Mille
garibaldini.
Nel
libro di Caradonio, diventano eroi tutti i dimenticati dalla Storia. Si assiste
ad un ribaltamento dei ruoli tradizionali, dove i potenti sono adulatori
perversi, padri irresponsabili, mariti indegni (Francesco Crispi aveva già
ripudiato, prima di Rose, un’altra compagna che gli aveva dato un figlio),
funamboli del trasformismo politico di basso conio. Mentre i dimenticati escono
dall’oblìo della memoria e vengono innalzati ad eroi dalla Verità. La lezione
della Storia che ne viene fuori è nella ricerca appassionata dei fatti che,
come ci ricorda Vico, rappresentano, in se stessi, la sola Verità, che possiamo
reciprocamente raccontarci, al di là di ogni ricostruzione possibile
dell’accaduto.
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